Sono oltre 2 milioni gli Italiani che soffrono di Diabete tipo 2 e 250 mila coloro a cui ogni anno viene diagnostica questa malattia. Secondo gli ultimi dati, però, esiste almeno un milione di persone che, pur essendone già affette, ignorano di esserlo.
Il Diabete tipo 2 (detto anche ‘non-insulino-dipendente’), a differenza di quello di tipo 1 o ‘insulino-dipendente’ , che compare nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti, ha infatti la caratteristica di essere una malattia subdola perché allo stato iniziale i sintomi sono praticamente inesistenti. Identificarlo quanto prima è però essenziale per evitare le gravi complicanze che possono svilupparsi a carico del cuore, dei vasi sanguigni, degli occhi, dei reni e dei nervi.
Oggi raggiungere questo obiettivo è più facile poiché recentemente sono stati individuati nuovi fattori che identificano i soggetti che sono più predisposti a sviluppare la malattia.
I fattori di rischio noti da tempo sono: la familiarità per il diabete, una glicemia non ottimale, il soprappeso, la vita sedentaria, l’ipertensione e la dislipedemia (cioè alti valori di trigliceridi e/o bassi valori di colesterolo Hdl).
Facendo attenzione a questi valori è possibile anticipare di molti anni la diagnosi della malattia in tutte quelle persone che sono già state colpite senza saperlo e applicare efficaci misure preventive in tutti coloro che sono, in futuro, destinati ad ammalarsi.
Oggi però siamo a conoscenza di altri fattori di rischio tra cui l’insulinoresistenza, cioè l’incapacità dell’organismo di utilizzare l’insulina, che pure viene prodotta in quantità normale dal pancreas, una incapacità che può manifestarsi anche decine di anni prima che si sviluppi la malattia. Una volta individuata l’insulinoresistenza può bastare un cambiamento nello stile di vita (più attività fisica e meno cibo) per minimizzare il rischio di sviluppare diabete.
Quanto conta la proteina C reattiva?
I valori che misurano la presenza di infiammazioni, come la proteina C reattiva, è uno degli atri fattori che identifica le persone a maggiore rischio di diabete. Gli accertamenti necessari per scoprire questi fattori consistono in esami del sangue abbastanza semplici ed è per questo motivi che gli specialisti puntano a diffondere l’abitudine di eseguirli periodicamente, tra quanti si prefigurano come pazienti “potenziali”.
Ma chi sono questi pazienti potenziali?
Sempre più frequentemente si tratta di giovani adulti, se non addirittura adolescenti, che fanno una vita sedentaria, tendono all’eccesso di peso, all’ipertensione e hanno familiarità per la malattia.