Il cancro della prostata è una delle patologie oncologiche più frequentemente diagnosticate nell’uomo.
Il test PSA (Antigene Prostatico Specifico), approvato per l’impiego clinico nel 1994, è un marcatore di sofferenza prostatica che ha rivelato una limitata capacità di determinare la presenza certa del carcinoma prostatico. Il PSA, infatti, può risultare elevato anche in presenza di patologie non neoplastiche, quali ipertrofie o infezioni.
Negli ultimi mesi si è reso disponibile un nuovo test il 2proPSA eseguito su semplice prelievo di sangue.
Dalla combinazione matematica dei risultati del PSA e del PSA libero e del nuovo marcatore 2proPSA, si ottiene un indice il phi (Prostate Health Index) che identifica in modo non invasivo i pazienti con maggiore probabilità di presentare una biopsia prostatica negativa. Rispetto al PSA, il phi rappresenta un migliore indicatore del rischio di cancro prostatico.
Ciò consente di migliorare la cura del paziente e ridurre il potenziale numero di biopsie non necessarie durante la pratica clinica.